NUOVO ATLANTE DELLE ARTI – VENTUNO
Indagine sull’Arte Europea
Progetto Artistico Internazionale ideato e diretto da Carlo Franza
Mostra promossa da FONDAZIONE ATM

NEL TEMPO CHE PRECEDE. CAPOLAVORI E ARTISTI DEL CONTEMPORANEO
In mostra sono presenti opere di Massimiliano Amico, Gianni Bucher Schenker, Monica Gorini, Fiorella Iori, Hisako Mori, Marisa Settembrini, Chiara Silva.
Luogo: Fondazione ATM - Via Farini 9 – 20154 Milano
Curatore: Prof. Carlo Franza, Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea
Giornalista e Critico d’Arte de “Il Giornale” fondato da Indro Montanelli
Inaugurazione: venerdì 3 ottobre 2025 ore 16.00
Durata mostra: 3 ottobre 2025 – 2 dicembre 2025
Da lunedì a venerdì ore 10 – 17
Chiusura: sabato e domenica
Interverranno
Francesco Viola Presidente della Fondazione ATM
Francesco Caroprese Vicepresidente Ordine Nazionale Giornalisti
Prof. Carlo Franza Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea, Giornalista e Critico de “Il Giornale”
La mostra dal titolo “Nel tempo che precede” con opere degli artisti Massimiliano Amico,Gianni Bucher Schenker, Monica Gorini, Fiorella Iori, Hisako Mori, Marisa Settembrini, Chiara Silva, rientra in un progetto artistico internazionale, “NUOVO ATLANTE DELLE ARTI”, ideato e diretto dal Prof. Carlo Franza (Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea e Critico de Il Giornale fondato da Indro Montanelli) per la FONDAZIONE ATM di MILANO, istituzione attestata internazionalmente, che focalizza l’attenzione su talune figure in progress della nuova stagione artistica europea. L’esposizione curata dal Prof. Carlo Franza, illustre Storico dell’Arte di piano internazionale, che firma anche il testo, riunisce un certo numero di opere che compongono una vera e propria installazione, capace di campionare il percorso singolare di questi illustri artisti italiani e stranieri. All’inaugurazione ci saranno i saluti del Presidente e una prolusione del Prof. Carlo Franza, curatore della mostra, unitamente alla partecipazione di intellettuali italiani e stranieri e di numerosi collezionisti.
Scrive Carlo Franza: “Non è il tempo che passa, siamo noi che ce ne andiamo” così asseriva Luis de Gòngora. Il tempo. Non c’è nulla di così quotidiano e di così difficile da capire. Cos’è esattamente? Sant’Agostino, a una domanda del genere, rispondeva: “Se nessuno me lo domanda, lo so. Se voglio spiegarlo a chi me lo domanda, non lo so più”. Il tempo è qualcosa di realmente esistente? È lineare? Circolare? Irreversibile? Soggettivo? L’immagine dominante (di origine aristotelica, ma confermata da Newton) raffigura il tempo come una retta infinita sulla quale scorre un punto, l’attimo presente, che avanza a velocità costante separando in modo irreversibile passato e futuro. Ma è davvero così? Veniamo alle principali concezioni filosofiche. Molti si sono occupati del problema del tempo eccone alcuni, ossia Aristotele, Agostino, Kant, Bergson, Einstein e Heidegger. Aristotele “Il tempo è il numero del movimento secondo il prima e il poi” (Aristotele, Fisica, IV, 11, 219b): questa è la definizione che Aristotele dà del tempo come proprietà del movimento. Secondo Aristotele perciò il tempo indica la durata di un movimento, e si può definire solo in relazione al concetto di divenire; attenzione, il tempo non è il mutamento delle cose, ma la misura del loro divenire (“secondo il prima e il poi”, come detto). Agostino non può essere affatto d’accordo con una tale visione circolare del tempo. Se tutto si ripetesse esattamente allo stesso modo per infinite volte, dove starebbe la libertà umana? Che fine farebbe il libero arbitrio, quello che permette all’uomo di sfuggire al peccato, di scegliere Dio? Perciò il tempo, per Agostino e tutti i cristiani assume una struttura lineare. Ma c’è di più. Agostino infatti nota che l’uomo non si sposta mai dal presente: è questa l’unica dimensione del tempo che viviamo, grazie all’attenzione (che in qualche modo prolunga l’istante). Il passato, dunque, cos’è? Non è altro che memoria, ricordo; ed è la nostra anima a renderlo possibile. Anche per il filosofo tedesco Immanuel Kant (1724-1804) il tempo è la forma del senso interno, cioè il modo con cui noi organizziamo le nostre percezioni interne (i nostri stati d’animo e tutto ciò che arriva alla nostra coscienza) secondo un prima e un poi. Il tempo non è dunque qualcosa che “sussista per se stesso”: non è qualcosa che possiamo toccare, vedere, prendere; non ha insomma alcuna esistenza empirica reale. Osservando il mondo vedo forse il tempo? No, vedo degli enti, delle cose. Nietzsche: il tempo come eterno ritorno Zarathustra, protagonista dell’opera più famosa di Friedrich Nietzsche (Così parlò Zarathustra) ci propone quella che è la legge fondamentale del cosmo, l’eterno ritorno dell’uguale. L’ascesa di Zarathustra rappresenta il cammino dell’uomo verso l’umanità più alta, verso il superuomo. Bergson distingue fra tempo della scienza e tempo della vita. Insomma, il tempo della vita è qualcosa di concreto, interiore e Bergson chiama questo tempo della vita “durata”. Einstein. Contro l’idea newtoniana di tempo e spazio come qualcosa di assoluto, Einstein, nella sua teoria della relatività (1905: teoria della relatività ristretta; 1916: teoria della relatività generale), ci mostra un
tempo relativo. In Essere e tempo, Heidegger elabora per la prima volta il suo pensiero circa il problema del senso dell'essere. L'esistenza, nota Heidegger, è proiettata nel tempo e, soprattutto, nel tempo futuro, poiché essa è, per sua natura, progettualità; e nell'analisi che egli fa della temporalità, critica aspramente la tradizionale concezione che intende il tempo come distinto in tre parti (passato, presente, futuro): non si tratta di tre parti divise, ma di tre aspetti della medesima cosa.
La vita dell’universo è dentro la storia della misurazione del tempo. Gli orologi sono gli strumenti più antichi, risalgono a circa 5000 anni fa, uno è senza dubbio la meridiana, strumento per misurare lo scorrere del tempo grazie all’ombra prodotta dal sole. Poi vennero costruiti orologi ad acqua, ad olio e a sabbia, le clessidre. Nel 1427 Heinrich Arnold inventò il primo orologio a molla. Nel 1657 Huygens fabbricò il primo orologio a pendolo. Agli orologi vanno aggiunti i calendari, i primi a compilare un calendario furono i sumeri (circa 3000 a.C.). Il calendario romano, copiato da quello greco, era un calendario lunare. Fino al XVI secolo quello più usato in occidente fu proprio il calendario giuliano (introdotto da Giulio Cesare). Ma questo calendario si basava sulla convinzione che un anno contasse esattamente 365,25 giorni; nuove misurazioni (nel 1500) mostrarono valori diversi: un anno contava 365,2425 giorni. L’errore aveva comportato uno slittamento di ben 10 giorni; nel 1582 papa Gregorio XIII introdusse il calendario gregoriano, quello che ancora oggi usiamo. E veniamo agli artisti della mostra, misurati sul tempo, sulla storia, sulla vita, sull’esistenza.
Massimiliano Amico, maestro di raffinatissime tecniche, dove luce fisica e mentale si affidano a una pittura che è spazio naturale, scandito dalla esatta alternanza di verticali e orizzontali, di pieni e di vuoti; di un colore che raggiunge splendori inusitati tra vibranti tocchi e macchie, e stesure audaci che inseguono lo spirito del tempo antico.
Gianni Bucher Schenker. Genialità, maestria, scoperta plastica delle forme, spesso fantastiche e costruttive – dopo l’niziale approdo alla figuralità e alla medaglistica – pregne di ricerca e individualità sperimentale che lasciano leggere, fra luci e colorazioni naturali legate alla materia, elementi scultorei che si precisano nei climi di una poetica di libertà – come titolo la mostra – e di una dimensione formale preminente dove l’armonia titanica delle sue plastiche pure si muovono attraverso una geometria che nei segni scavati e vigorosi della concavità/convessità hanno trovato un inventore illuminato.
Monica Gorini, Linee, tracciati, esagoni, triangoli, cerchi, rettangoli, angoli, frattali, geometrie dell’universo, tutto si mostra in un linguaggio basato su ciò che percepiamo e che, secondo la scienza attuale, è molto diverso dalla realtà. La realtà atomica delle cose, di un oggetto, di un dipinto, di una scultura, di un foglio di carta è uno spazio nel quale si aggirano sistemi di particelle che poco hanno in comune con l’apparenza di ciò che vediamo. Monica Gorini con questi disegni esplora l’invisibile e lo traduce in materia, geometria e forme pittoriche. Questi disegni della Gorini oscillano tra rigore scientifico ed emotività, tra logica e intuizione. La percezione del mondo vivente come rete di relazioni rende il ragionare in questa prospettiva la caratteristica fondamentale del pensiero sistemico. La Gorini con istinto e speculazione critica ha creato un proprio linguaggio, immagini vitali ma indefinite, diventate icone. Arte astratto-geometrica che si spinge, pur con una spiritualità contenuta, verso un costruttivismo utopico, costruttore di ordine e progetto”.
Fiorella Iori. Quella curiosità degli occhi vergini. I codici dell’occhio in uno smarrimento fin de siécle. Fiorella Iori lavora con l’arma assoluta dell’occhio, la bellezza. Lo stupore con le sue scoperte imprevedibili e il sogno stesso di un attimo. L’osservatrice di sguardi nella scuola dello sguardo, dove fissa negli occhi la verità, i suoi colori, i clamori, le enfasi improvvise, gli accadimenti della storia. Lo sguardo sex, lo sguardo cuoco, lo sguardo lince, e il loro uscio da cui si scorge il sonetto del giorno. Leggerete l’epica dello sguardo, i traslati del movimento, le pulsioni optical, le irrequiete ombre, e se dilatate la vista l’occhio si porta nel calice del mare.
Hisako Mori. Un mondo dilatato, mondi dilatati, intere vie lattee che totalizzano la necessità di fissare un significato della terra e dell’universo. Certo questo astrattismo lirico di Hisako Mori è più candido rispetto a certo astrattismo americano, ma questa personale verità poetica riproposta nella sua stessa filosofia orientale lascia respirare in tutte le opere una tesa calligrafia sensitiva, le concitazioni di una bellezza intrisa di luce e di alfabeti enigmatici, e una germinazione effettiva di essenzialità reale.
Marisa Settembrini. Queste piccole “finestre” che ricreano la superficie dell’opera sono decorazioni o forse i frammenti di un’altra opera? Ogni frammento rimanda a un’opera che ci sfugge nella sua totalità ma la cui probabile esistenza ci viene indicata dall’immaginario. In questo modo ogni frammento evoca altro e così via, all’infinito. L’uso della frammentazione e del collage è una pratica moderna, porta verosimilmente ad assemblaggi insoliti. Il gusto di fabbricare storie ci ricorda i romantici e la loro passione per le rovine, per le tracce delle intemperie e i segni del tempo trascorso. Ancora una volta ciò che è in ballo è il nostro rapporto sempre mutilato con il passato e la sua abilità di artefice. Il frammento rivela la mano e l’abilità dell’artista, non il talento aleatorio del tempo.
Chiara Silva. Lezioni forti sostengono la pittura di Chiara Silva, artista italiana che calca la scena dell’arte europea con impulsi che spiegano la realtà neoinformale in un insieme di movimenti inquieti, in fermento continuo, che danno origine a un diarismo di forme e colori. Predomina il senso di una geografia estetica, carica di echi e di ritmi, dove Chiara Silva propizia una intercambiabilità delle forme. Epifanie dell’universo, tessiture a metà tra ferite e combustioni, e virtuosistici slanci di verdi, rossi, azzurri, e bianchi, lucenti e profondi; sicchè l’artista italiana si porta e lascia leggere uno spazio di morfologie dell’invenzione e del paesaggio interiore, piccoli sismi e piccole sensazioni della coscienza, imprimiture di un vissuto contrassegnato da un timido silenzio.
Biografie degli artisti.
Biografia del curatore
Carlo Franza è uno Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea, italiano. Nato ad Alessano (Lecce) nel 1949, è vissuto dal 1959 al 1980 a Roma dove ha studiato e conseguito tre lauree all’Università Statale La Sapienza (Lettere, Sociologia e Filosofia); dal 1980 è a Milano dove tuttora risiede. Allievo e Assistente Ordinario di Giulio Carlo Argan all’Università La Sapienza di Roma. Professore Straordinario di Storia dell’Arte Moderna e Contemporanea, Ordinario di Lingua e Letteratura Italiana. Visiting Professor nell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, nell’Università della Slesia e in altre numerose Università Estere. Docente nell’ Executive Master “Diplomatic, Economic and Strategic Perspectives in Global Scenarios” alla School of Management dell’Università LUM nella Villa Clerici sede del Campus di Milano, Docente nel Master di Fotografia (ARD&NT Institute di Milano - Accademia di Belle Arti di Brera e Politecnico di Milano) dell’Accademia di Brera e Politecnico di Milano e nel Master Universitario in Management dei Beni Culturali allo Ied di Milano. E' Consulente Tecnico del Tribunale di Milano per l'Arte Moderna e Contemporanea. E’ stato indicato dal “Times” fra i dieci critici d’arte più importanti d’Europa. Giornalista, Critico d’Arte dal 1974 a “Il Giornale” di Indro Montanelli, poi a “Libero” fondato da Vittorio Feltri. Nel 2012 riprende sul quotidiano “Il Giornale” la sua rubrica “Scenari dell'arte”. Ha al suo attivo decine di libri fondamentali e migliaia di pubblicazioni e cataloghi con presentazioni di mostre. Si è interessato dei più importanti artisti del mondo dei quali ne ha curato prestigiosissime mostre. Dal 2001 al 2007 è stato Consulente del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. E’ fondatore e direttore del Mimac della Fondazione Don Tonino Bello. Fa parte del Comitato Scientifico di importanti Archivi per l’Arte (Archivio Arturo Vermi- Milano, ecc.). Dal 2022 è nel Comitato di indirizzo della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi presso l’Università di Milano. E’ Giudice aggregato (dal 2022 al 2025) in Corte d’Assise d’Appello di Milano. Ha vinto per il Giornalismo e la Critica d’Arte il Premio Cortina nel 1994, il Premio Saint Vincent nel 1995, il Premio Bormio nel 1996, il Premio Milano nel 1998, il Premio delle Arti Premio della Cultura nel 2000 (del quale è oggi Presidente di Giuria) e il Premio Città di Tricase nel 2008. Nel 2013 ha vinto il Premio “Berlino” per il Giornalismo e la Critica d'Arte. Nel 2016 ha vinto a Roma-Sala Vanvitelliana il Premio ARTECOM-onlus per il Giornalismo, la Docenza Universitaria e la Critica d’Arte. Nell’ottobre 2020 gli viene assegnato a Roma nella Biblioteca Vallicelliana il Premio Artecom-onlus come Protagonista della Cultura 2020.
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